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Latte artificiale: qualità e caratteristiche dei migliori

Nelle scorse settimane avevamo parlato dei motivi che possono spingere una donna a smettere di allattare al seno e delle diverse tipologie di latte in formula in circolazione. Oggi invece, in questo nostro terzo appuntamento dedicato al tema, cerchiamo di sfatare una serie di falsi miti relativi al latte artificiale – individuando quelle che dovrebbero essere le caratteristiche del miglior prodotto possibile – nella speranza che le mamme che scelgono, per una ragione o per un’altra, di smettere di allattare al seno, possano avere un’idea più chiara sui prodotti attualmente sul mercato e sulle novità in arrivo.

In primis, non è vero che “tutti i latti in formula sono uguali”, anzi, le differenze possono essere davvero marcate tra un prodotto e un altro. Ed è bene che il genitore, spesso spiazzato dalla smisurata quantità e varietà di offerte, porga molta attenzione all’analisi di ciò di cui è realmente composto il latte, che sia liquido o in polvere, a partire dalla qualità delle materie prime utilizzate.

Molti prodotti infatti sono ricchi di grassi vegetali saturi (l’olio di palma è il più utilizzato), che non sembrano essere molto indicati per la salute del bambino, poiché possono diminuire l’assorbimento di calcio e grassi a livello intestinale e ridurre la densità ossea (https://www.sip.it/a/wp-content/uploads/2017/10/Pediatria4_12-13-1.pdf oppure http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?menu=notizie&p=dalministero&id=2465).

Inoltre, uno dei problemi riscontrati negli ultimi anni dalla SIP (Società Italiana di Pediatria) riguarda l’obesità infantile (https://www.sip.it/2017/12/18/obesita-infantile-quello-devi-sapere/), che può derivare anche dall’ipernutrizione nella fase iniziale della crescita, quindi è bene non esagerare con i prodotti dall’eccessivo contenuto proteico.

Come evidenziato dall’EFSA (Ente Europeo per la Sicurezza Alimentare) in un documento ufficiale (http://www.efsa.europa.eu/en/press/news/140724?utm_source=alerts&utm_medium=email&utm_content=nda&utm_campaign=aih), l’aggiunta alla formula per lattanti e di proseguimento di sostanze come acido arachidonico, acido eicosapentaenoico, oligosaccaridi non assimilabili (prebiotici), probiotici o simbiotici, cromo, fluoro, taurina e nucleotidi, non è necessaria, un discorso che riguarda – per il solo latte di proseguimento – anche carnitina, inositolo e colina.

Si tratta di sostanze che spesso vengono aggiunte nelle formulazioni e che alla fine comportano solo un aumento del prezzo del prodotto. In sintesi: si spende di più, per qualcosa che non risulta necessario… anche perché le normative che regolano la formulazione del latte artificiale per neonati sono estremamente stringenti (http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX:31991L0321) e le differenze da marca a marca non sono così nette come può sembrare, visto che la materia prima per la formulazione è pur sempre il latte vaccino o di origine vegetale.

Il discorso cambia, invece, e di molto, se a cambiare è la stessa materia prima ed è qui che entra in gioco una delle grandi novità del 2018, che avremo modo di presentare nel dettaglio nei nostri prossimi appuntamenti: Capricare, il primo latte formulato a base di latte di capra, un prodotto che all’estero sta già riscontrando un successo eccezionale in virtù delle sue qualità del tutto naturali e che qui in Italia si prepara ad entrare sul mercato.

Siete curiosi? Restate connessi con noi e presto ne saprete di più…

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