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Come insegnare le regole ai bambini divertendosi

Imparare le regole fa parte del naturale processo di crescita di ogni bambino, un percorso a tappe da affrontare insieme ai genitori, fatto di piccoli progressi graduali che non sarebbero possibili senza una grande dose di pazienza. Il ruolo dei genitori è quello di accompagnare i figli nell’apprendimento delle regole di buona educazione, senza aver paura di dire no e di avere fermezza davanti ai capricci. È partendo dai comportamenti corretti in famiglia che i bambini imparano a relazionarsi con le persone che incontreranno piano piano nell’arco della vita.

L’educazione impartita in famiglia, fortunatamente, non deve più essere rigida e severa come era abitudine fino a non molti anni fa. I metodi educativi si sono evoluti e oggi, grazie anche al supporto di pediatri e psicologi infantili, è possibile insegnare le regole ai bambini divertendosi (e divertendoli!) quasi come se fossero parte di un gioco.

Bambini e regole: a che età iniziare a insegnare l’educazione

Insegnare regole ai bambini piccoli non è certo facile. Se da un lato l’assenza di regole è dannosa, dall’altro lo è anche l’eccesso: infatti, regole troppo rigide, unite ad un clima negativo, possono nuocere allo sviluppo emotivo e psicologico del bambino, compromettendone l’autostima.

I genitori spesso si chiedono: “Quand’è il momento giusto per insegnare l’educazione ai bambini?”.
Le prime semplici regole possono essere stabilite già a partire dagli 8 mesi e ogni genitore saprà riconoscere il momento giusto quando, senza preavviso, i bambini inizieranno con i primi, seppur inconsapevoli, dispetti, come fare i capricci per un gioco, rifiutarsi di sedere a tavola, mettere in bocca oggetti potenzialmente pericolosi, tirare i capelli.
Le regole con cui iniziare a insegnare l’educazione ai bambini devono essere spiegate in modo molto semplice. Ad esempio: “Non urlare”, “Non interrompere chi sta parlando”, “Non far male agli altri bambini”.

Regole di buona educazione per bambini di tutte le età

La psicologa canadese Suzanne Valliéres ha messo a punto un sistema educativo per aiutare i genitori ad insegnare le regole di buona educazione per bambini di tutte le età. Lo si può riassumere con “La legge delle 5 C”.

  1. Chiarezza: come già detto, le regole devono essere semplici, adatte all’età e vanno spiegate chiaramente.
  2. Concretezza: le regole devono essere concrete, in modo da aiutare il bambino a comprenderle e seguirle. Ad esempio: è concreto chiedere al bambino di rimettere a posto i suoi giocattoli, mentre non è concreto chiedergli di tenere pulita la camera.
  3. Costanza: questa è il punto più difficile per gli adulti. Le regole non devono cambiare a secondo dell’umore del momento e, soprattutto, i genitori devono avere la stessa linea educativa.
  4. Coerenza: come già detto in altri casi, come ad esempio l’alimentazione, sono i genitori a dover dare il buon esempio ai bambini. I genitori quindi non sono esentati dal rispetto delle regole imposte in famiglia. Ad esempio, se la regola è quella di non gridare, anche i genitori la devono rispettare.
  5. Conseguenze: tutti i bambini hanno la tendenza a opporsi alle regole e a voler oltrepassare i limiti. Perciò è importante far capire chiaramente ai bambini che disobbedire alle indicazioni dei genitori avrà come conseguenza un castigo. La conseguenza dovrebbe possibilmente presentare un legame associativo con la regola trasgredita. Ad esempio, se il piccolo si rifiuta di riordinare i giocattoli, questi gli verranno tolti per un breve periodo.

Attenzione! Non bisogna mai ricorrere a castighi corporali o sgridare il bambino con frasi umilianti come “sei cattivo”. Quando le conseguenze ad un comportamento sbagliato sono logiche e ragionevoli, il bambino avrà modo di capirle più facilmente e avrà modo di sviluppare il senso di responsabilità.

Giochi per insegnare le regole ai bambini

Iniziamo dal gioco più conosciuto per insegnare le regole ai bambini, reso celebre dal programma tv “SOS Tata”: il cartellone delle regole. Consiste nel creare insieme un cartellone che elenchi e riassuma le regole di buon comportamento, sia dentro che fuori casa.

Il primo passo è stabilire le regole insieme ai bambini, calibrandole in base alla loro età e spiegandole in modo semplice come indicato nel paragrafo precedente. Le regole sono varie, dalla necessità di dormire nel proprio lettino, fino al divieto di dire parolacce.

In secondo luogo, bisogna provvedere a creare il cartellone con cartoncino, colla, pennarelli: sarà un momento creativo condiviso con i genitori che aiuterà a creare un clima giocoso e ad alleggerire lo scopo di quanto si sta facendo. Il cartellone potrà essere arricchito con disegni e figure in modo che sia comprensibile anche per i bambini che ancora non sanno ancora leggere. Più l’aspetto del cartellone sarà colorato e divertente, più il compito di far rispettare le regole risulterà gradevole.

Suddividendo il cartellone in colonne, ad ogni colonna corrisponderà una regola e un disegno che la illustri. Ciascuna di esse servirà al genitore per segnare ogni volta che una regola sarà rispettata, mettendo un adesivo o una crocetta. Un’idea aggiuntiva è di stabilire un piccolo premio ogni 10 volte (o la quantità a scelta) che la regola verrà rispettata, come un dolcetto o una sorpresa, qualcosa che lo faccia felice e gli faccia capire che rispettare le regole alla fine è sempre un meraviglioso vantaggio per tutti.

Un altro spunto per insegnare le regole ai bambini divertendosi è usare giocattoli, pupazzi e marionette per inscenare situazioni che imitano la vita reale, come ad esempio andare al cinema o al ristorante. Creando scene buffe, si può far capire al bambino come sia giusto comportarsi. Ad esempio, si può creare una scenetta in cui tutti i giocattoli sono gli invitati ad un compleanno. Le regole da trasmettere in questo caso sono di essere gentili con il festeggiato e rispettosi dei suoi regali e, soprattutto, di evitare di picchiare e spintonare gli altri bambini.

Storie per insegnare le regole ai bambini

Le favole sono da sempre un veicolo molto potente per trasmettere insegnamenti fondamentali. Rifacendosi alle fiabe tradizionali trasposte in cartoni animati, Cappuccetto Rosso insegna a diffidare degli sconosciuti, La Bella e la Bestia ad essere gentili e andare oltre le apparenze, La Spada nella Roccia ad essere umili, coraggiosi e perseveranti.

A questo proposito, le favole di Esopo, giunte fino a noi dalla Grecia del VI secolo a.C., sono state scritte con lo scopo preciso di comunicare una morale usando un linguaggio comprensibile da tutti. Nonostante risalgano a un passato molto lontano, restano perfette ancora oggi per trasmettere piccoli ma importanti insegnamenti ai bambini.
Eccone una delle più famose: la Cornacchia vanitosa, che insegna come sia inutile cercare di somigliare a qualcun altro, perché è meglio imparare ad apprezzarsi per quello che si è realmente.

C’era una volta una cornacchia, tutta nera. Un giorno, mentre volava sopra il bosco, vide su un prato dei bellissimi pavoni. Si fermò quindi sopra il ramo di un albero ad ammirarli.
I pavoni si accorsero presto che la cornacchia stava appollaiata lì sul ramo ad osservarli, e, da gran vanitosi che erano, fecero tutti la ruota con la coda.
La cornacchia, abbagliata dalla bellezza della loro coda, volò via. Andò così a specchiarsi nell’acqua dello stagno, e si vide così brutta che decise di non mostrarsi più in giro per la vergogna.
Invidiosa del magnifico comportamento e delle splendide piume dei pavoni, iniziò a spiarli ogni giorno in gran segreto, da un albero un po’ più nascosto del precedente. La cornacchia si accorse così che, sparse per il prato, c’erano delle penne cadute dalle code dei pavoni e lasciate lì sul prato.
Decise, quindi, di aspettare il tramonto per poterle andare a prendere di nascosto.
Non appena riuscì a raccoglierne cinque, volò via e andò a nascondersi in un posto riparato, dove con un po’ di colla le attaccò alla sua coda.
Il mattino dopo andò ad ammirare nelle acque dello stagno la sua nuova coda di pavone, pensando: “Adesso sono anche io bella come i pavoni. Andrò dalle mie compagne cornacchie e le farò morire di invidia!”.
La cornacchia andò quindi dalle sue compagne, che, vedendola, iniziarono veramente a morir d’invidia. Quella coda con le penne di pavone era davvero bellissima. Purtroppo, però, l’arroganza della cornacchia non la trattenne dal prendere in giro le sue compagne, dicendo loro che erano brutte e con le penne spelacchiate.
Le compagne cornacchie, arrabbiate come non mai, la cacciarono via a beccate, dicendole di non farsi più vedere.
La cornacchia volò via, e andò a consolarsi sul ramo d’albero da cui guardava di solito i pavoni. “Le mie compagne cornacchie non mi meritano” pensò, “meglio andare a vivere con i pavoni. Siccome ormai sono bella come loro, non saranno invidiosi”. E così la cornacchia volò sul prato in mezzo a tutti i pavoni, salutandoli felicemente.
Ma i pavoni, vedendo arrivare in mezzo a loro questa cornacchia spelacchiata, con in più attaccate alla sua coda alcune delle loro bellissime penne, rubate chissà quando, non la presero molto bene. Iniziarono a correrle dietro per scacciarla dal loro prato e cercavano anche di beccarla. Alla fine la cornacchia dovette prendere il volo ed andare via. Umiliata e triste, la cornacchia si staccò le penne di pavone dalla coda, e con la testa bassa, tornò dalle sua compagne cornacchie che ridendo e scherzando la accolsero di nuovo tra loro, perché erano le sue amiche di sempre.

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